Helena Janeczek in questo libro, vincitore del Premio Strega nel 2017, ha voluto raccontare la storia di Gerda Taro, fotografa deceduta a soli 27 anni in un terribile incidente nel 1937, durante la guerra civile di Spagna. Il romanzo è diviso in tre parti, dove l’autrice narra le vicende della vita della giovane fotografa attraverso il punto di vista di tre personaggi, che le sono stati vicini nel corso della sua esistenza, sia nell’ambito privato, sia professionale.
Gerda Taro trascorre parte della sua vita a Parigi e incontra molti professionisti della fotografia che influenzeranno la sua carriera, tra cui Robert Capa, socio fondatore della prestigiosa agenzia fotografica Magnum Photos, con il quale la giovane fotografa si lega anche sentimentalmente.
Le tematiche che l’autrice del romanzo ha voluto raccontare sono molto intense: la guerra, gli scontri politici, ragazzi e ragazze che lottano per i propri ideali. Inoltre, l’intento di parlare di una donna appartenente al mondo della fotografia è un espediente innovativo, in quanto spesso la narrazione della storia della fotografia ha come protagonisti uomini. C’è però qualcosa in questo romanzo che non ci ha convint* del tutto.
Il libro si presenta con uno stile di scrittura non del tutto lineare, intrecciato e difficile da seguire. La cronologia degli eventi è spesso confusa, il testo risulta un po’ appesantito da frasi lunghe e spesso sconnesse. Nonostante l’intento bellissimo di voler raccontare la storia di una grande fotografa, di Gerda in realtà c’è poco. Si parla poco di lei in quanto artista e non viene data giustizia alla sua figura professionale, focalizzandosi molto spesso sui “gossip” che hanno ruotato attorno alla sua vita.
E’ sicuramente un romanzo che ci aiuta a conoscere una donna importante e da degli spunti interessanti, ma forse non è pensato per chi non ha delle nozioni di storia solide, in quanto da per scontati molti fatti storici e avvenimenti.
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