“Fragile” deriva dal latino “frangere”, che significa “rompere”.
In questo racconto l’autore vuole farci intuire come possiamo in tutte le fasi della nostra esistenza, vivere con la fragilità, cioè andando a rompere quel limite che ci impedisce di guardare oltre e scorgere l’infinito di Leopardi, scorgere la nostra vocazione, la stella luminosa a cui è ancorata la nostra casa, a cui è ancorato il nostro modo di abitare il mondo.
Tutto questo lo fa indirizzando delle lettere al poeta Giacomo Leopardi, per raccontarci della sua visione della vita.
Il libro si suddivide in quattro capitoli: adolescenza, maturità, riparazione e morire.
Ci accompagna così in un viaggio che porta il lettore a confrontarsi con il qui ed ora del proprio cammino. Ad andare alla ricerca di quel momento di rapimento che genera uno sguardo di meraviglia sulla vita di tutti i giorni.
D’Avenia nelle sue lettere a Leopardi vorrebbe farsi tramite per raccontare della fame di vita che si cela dentro il poeta, spesso ricordato soltanto per il suo pessimismo, che se guardato nel profondo non è altro che la consapezolezza della realtà umana e il desiderio di vivere giorno per giorno con tensione (forza) i cambiamenti.
Un libro che consigliamo di leggere e rileggere, di tenere in vista nella libreria per riprenderlo man mano che si attraversano le età.
E’ un libro che non vuole dare delle risposte dirette ma trovare un ordine e un senso alle tante domande.
Se anche tu ti stai chiedendo “Ove tende questo vagar mio breve?” prova a sfogliare qualche pagina e fai un salto al Policaffè, Polibooks ti aspetta per un confronto sulle letture più disparate ed eclettiche!